La luna nel pozzo - indice
PRIMO
INCONTRO - parte seconda
Senza lettura, nessuna scrittura
"Senza lettura, nessuna scrittura",
è uno slogan che riassume quello che mi diceva mia zia,
una professoressa all'antica. A Napoli, d'estate, mi dava ripetizioni
d'italiano. Lingua che ho appreso con non poca difficoltà,
avendo trascorso i miei primi sei anni di vita in Austria. "Ricordati
nipote - diceva - per scrivere bene devi leggere tanto".
La lettura dei classici, dei grandi della letteratura, arricchisce
lo spirito, la fantasia, il lessico. Naturalmente è utile
leggere anche i manuali di stile, le grammatiche, i dizionari,
i siti Internet di qualità.
Tutto è già stato scritto, probabilmente molto meglio
di quanto ognuno di noi pensi di poter fare, ma è la diversità
del pozzo a cambiare luce alla luna. Per quanto riguarda la letteratura
e la poesia, solo dimenticando ciò che si è letto,
o trasformandolo in evanescente ricordo, in sensazione, e pensando
che ciò che scriveremo non verrà letto da nessuno,
riusciamo a scrivere le cose migliori.
Scrive Arthur Schopenauer: Leggendo libri
non abbiamo il potere di acquistare dagli scrittori le loro eventuali
qualità, come, per esempio, la forza di convinzione, la
ricchezza di immagini, il dono di far confronti, l'audacia, l'amarezza,
o la concisione, o la grazia, o levità espressiva, o spirito
arguto, contrasti sorprendenti, laconismo, ingenuità e
simili. Tuttavia abbiamo la possibilità di evocare in noi
simili qualità, di renderci consapevoli di esse, nel caso
che già ne abbiamo la predisposizione, vale a dire le abbiamo
in potentia; avendo così modo di vedere tutto quello che
se ne possa fare, possiamo rimanere rafforzati nell'inclinazione,
anzi, essere incoraggiati a farne uso; possiamo, grazie agli esempi,
giudicare dell'efficacia della loro applicazione e imparare così
il loro giusto uso; e soltanto allora ne abbiamo il possesso anche
in actu; questo è dunque l'unico modo nel quale la lettura
riesca a formare lo scrittore, vale a dire la lettura ci insegna
l'uso che possiamo fare delle doti naturali: naturalmente sempre
presupponendo l'esistenza di simili doti. Senza di esse, invece,
non impariamo nulla dalla lettura, tranne la fredda morta maniera,
e diventiamo banali imitatori.
Arthur Schopenauer, Sul mestiere dello scrivere e sullo stile,
Milano, Adelphi, 1993
Esistono, comunque, prospettive diverse sulla
lettura, dettate da altre visioni del mondo e che cito solo per
aprire una finestra alla quale chi vorrà potrà affacciarsi
nel corso della sua esperienza personale.
Possedere libri, un bene prezioso e di lusso, era invece contrario
all'ideale di Francesco della spoliazione completa e della totale
povertà. Temeva poi il sapere quale fonte di orgoglio e
di dominio, che crea separazione tra i fratelli, spegne l'affetto
e la carità reciproci.
Chiara Frugoni, Vita di un uomo: Francesco d'Assisi, Torino,
Einaudi, 1995
Si può dire che per molti secoli queste tre storie -
il racconto di Troia, quello di Ulisse, quello di Gesù
- fossero sufficienti all'umanità.
Jorge Luis Borges, L'invenzione della poesia, Milano, Mondadori,
2001
Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera
dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico
che è offerto al lettore per permettergli di discernere
quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé
stesso.
Marcel Proust, Il tempo ritrovato, Milano, Einaudi, 1978
Il lupo e la volpe
I sentieri che portano ciascuno a scegliere
una lettura piuttosto che un'altra sono infiniti. Le idee nascono
da un rincorrersi di pensieri. Per esempio, ho ancora chiaro in
mente come nacque il titolo di questi incontri sulla scrittura.
Mi trovavo nel chiostro di un antico convento, perché mi
occupo dell'ufficio stampa dell'azienda che lo sta restaurando.
Era il giorno previsto per l'esplorazione del pozzo e mentre guardavo
l'acqua sul fondo pensai a quante cose potevano trovarsi là
sotto. Mentre i tecnici preparavano la telecamera subacquea, il
pensiero si volse a questi incontri, e allo scrivere che è,
in fondo, come cercare in un pozzo. La parola pozzo evocò
quindi in me il modo di dire "la luna nel pozzo". Il
giorno seguente feci una breve ricerca sia in Internet che nelle
biblioteche. Finalmente, dopo vari libri, incontrai una raccolta
di Fiabe di Jean de La Fontaine, Torino, Utet, 1969. Nella
fiaba Il lupo e la volpe si racconta la storia della luna
nel pozzo, ma non credo che sia l'unica storia raccontata sull'argomento.
Una sera la volpe scorse in fondo a un pozzo la luna e la scambiò
per un grande cacio. Per raggiungerla salì su uno dei due
secchi che stavano sospesi come una bilancia alla carrucola. Ma
una volta giunta sul fondo del pozzo avvicinò il muso all'acqua
e si rese conto dell'errore, capì che non poteva più
risalire a meno che
Trascorsero due giorni e due notti e la luna-cacio diventò
un po' più piccola. Finalmente passò un lupo e la
volpe gli disse: "Caro amico vi invito a pranzo, venite a
mangiare questo buon cacio di cui, come potete vedere, ho già
gustato un bel pezzo. Salite su quel secchio che ho messo là
apposta per voi e raggiungetemi". Il lupo salì sul
secchio e scese nel pozzo facendo da contrappeso alla volpe che
risaliva verso l'uscita. Quando si incontrarono, La Fontaine non
racconta se si dissero qualcosa. Probabilmente la Volpe disse
al Lupo: "Vado a prendere del buon vino che ho nascosto sottoterra
a due passi dal pozzo, così la cena sarà ancora
più gioiosa".
La morale di La Fontaine è: Non è il caso di
beffarsene (del lupo): ci lasciamo ingannare da argomenti altrettanto
futili: e ciascuno presta fede con la più gran facilità
a quel che teme e a quel che desidera.
Calvino, Borges, Queneau
Calvino, il punto di vista
L'invenzione è la scoperta in noi di un'immagine, che a
volte pensiamo di sapere da dove proviene, altre volte ricordare
i propri passi-pensieri è un cammino oscuro, in ogni caso
quello che abbiamo scoperto proviene dal nostro pozzo.
Italo Calvino inventa due personaggi che, seppur non hanno raggiunto
l'universalità di Don Chisciotte, colpiscono la nostra
memoria e non evaporano: uno è il Barone rampante,
scritto negli anni cinquanta, l'altro il Visconte dimezzato.
Il Barone Rampante (Torino, Einaudi, 1965) è la
storia di un ragazzino di 12 anni, Cosimo di Rondò che,
stufo di essere ripreso dai genitori per le sue marachelle, sale
su un albero d'elce e non scende più. Vivrà tutte
le sue avventure guardando il mondo da lassù, finché
un giorno da vecchio afferrerà la fune di una mongolfiera
e volerà via.
Un'altra bella invenzione di Calvino è il Visconte dimezzato
(Milano, Garzanti, 1985): il visconte Medardo in una battaglia
contro i turchi viene dimezzato da una cannonata. Due metà,
il Buono e il Gramo, la parte cattiva, continuano a vivere coerenti
alla loro indole e protagonisti di diversi episodi, fino a che
un giorno si sfidano a duello e si feriscono in modo tale che
un dottore può ricucire per intero il visconte dimezzato.
Di Calvino, autore delle Lezioni Americane che cominceremo
ad affrontare nel prossimo incontro, vorrei che portaste con voi
la capacità di vedere il mondo e gli uomini da un altro
punto di vista. Un modo di vedere, a volte da un'altura, a volte
da un anfratto sotterraneo, a volte dal mare, che quando riusciamo
a raggiungere ci aiuta a non scrivere le solite cose.
Borges, la metafora
Jorge Luis Borges è lo scrittore dell'altrove, ci porta
sempre in un altro luogo, e anche i suoi libri spesso sono all'interno
di altri libri. Borges inizia a scrivere recensendo un altro autore,
un certo Casarès, che in realtà è egli stesso.
In Finzioni (Torino, Einaudi 1955) racconta la metafora
della Biblioteca universale, ogni parola, ogni sillaba è
un dio negli infiniti volumi, ogni destino e ogni vendicazione
sono scritti, parlare è incorrere in tautologie.
Ne L'invenzione della poesia (op. cit.) cita una metafora
persiana, che qui riporto per un arricchimento della metafora
che dà il titolo ai nostri incontri: Il poeta parla
della luna chiamandola "specchio del tempo"
Penso
che sia una metafora molto raffinata, in primo luogo perché
l'idea dello specchio rende la lucentezza e la fragilità
della luna e, in secondo luogo, perché l'idea del tempo
ci ricorda d'improvviso come la luna limpidissima che stiamo guardando
sia molto antica, piena di poesia e di mitologia, vecchia come
il tempo.
Scrivere è costruire metafore del mondo, a volte espresse,
a volte celate, è l'arte di condurre chi ci legge in un
altro luogo dell'immaginazione. Fino a immaginare che il mondo
sia la metafora di
di che cosa?
Queneau, la variazione
L'avvenimento è banale: in un autobus un giovane con il
cappello ha una discussione con un altro passeggero; dopo qualche
ora ricompare in un altro posto e la persona con la quale sta
conversando gli suggerisce di spostare un bottone del suo soprabito.
Quanti stili ci sono per descrivere questo
banale avvenimento? Almeno novantanove, come mostra Raymond Queneau
nei suoi famosi Esercizi di stile (Torino, Einaudi, 1983)
. Ognuno può divertirsi a raccontare in un nuovo stile
l'episodio. L'arte della variazione poche volte produce opere
d'arte, ma può aiutare a divertirsi, a scrivere meglio
e ad allenare la fantasia.
Alcuni libri e alcuni
siti per chi scrive
Indico al termine di questo incontro una serie
di titoli che penso possano essere utili a chi scrive.
Lezioni Americane di Italo Calvino,
ed. Einaudi
Esercizi di stile di Raymond Queneau,
ed. Einaudi
Finzioni di Jorge Luis Borges, ed.
Einaudi
La parola immaginata di Annamaria Testa,
Pratiche Editrice
Lo stile del web di Franco Carlini,
ed. Einaudi
Manuale di scrittura professionale
di Francesco Bruni, ed. Zanichelli
Ricettario di scrittura creativa di
Stefano Brugnolo e Giulio Mozzi, ed. Zanichelli
www.mestierediscrivere.com
www.italianoscritto.com
http://opac.sbn.it