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IL PASSO FALSO
Gino Zoppas e Lino Zanussi continuano
ad inseguirsi nel mercato nazionale e internazionale, protagonisti
del boom economico insieme a Ignis, Indesit, Castor e Candy.
Scrive Paul Ginsborg nella sua Storia
d’Italia 1943—1996 : "La straordinaria crescita dell’industria
elettrodomestica italiana fu una delle espressioni più caratteristiche
del ‘miracolo’ Nel dopoguerra quasi tutte le aziende che diventeranno
famose in Europa erano state poco più che stabilimenti artigianali:
nel 1947 la Candy produceva una lavatrice al giorno, la Ignis aveva
poche dozzine di operai e la Zanussi solamente 250 dipendenti. Nel
1951 l’Italia produceva appena 18.500 frigoriferi, nel 1957 il numero
era cresciuto fino a 370.000 e con il 1967 esso aveva raggiunto
3.200.000 unità, facendo dell’Italia il terzo produttore
mondiale di frigoriferi dopo Stati Uniti e Giappone".
È in questo contesto che Zoppas
e Zanussi continuano a svilupparsi. La domanda del mercato, a parte
la fase recessiva del 1964, cresce, c’è l’esigenza di diversificare
la produzione ma spazio a Conegliano non ce n’è più:
la Zoppas emigra nella vicina Susegana con una prima unità
produttiva di 32.000 metri quadrati. Dal ’65 al ’69 lo stabilimento
di Susegana viene ampliato, occupando altri 90.000 metri quadrati,
e si realizza anche il raccordo con la linea ferroviaria.
Nel 1967 la Fonderia viene trasferita
a San Fior in un nuovo stabilimento di 20.000 metri quadrati, che
effettua anche lavorazione per terzi ed è dotato di mensa
autonoma e uffici. Gli operai raggiungono le 7.500 unità.
Alla Zanussi gli operai nel 1966 sono 8.000, e nel 1967 l’azienda
pordenonese dà il via alla produzione delle lavastoviglie.
Fra il 1960 e il 1968 la Zoppas costruisce
le filiali italiane di Padova, Firenze, Milano, Torino, Napoli,
Bologna, Parma, Genova, Udine, Roma, Catanzaro, Verona, Montesilvano
per circa 39.000 metri quadrati.
Nel 1968 il passo falso, quello che consentirà
alla Zanussi di dare scacco matto: l’acquisto della Triplex di Solaro,
che porterà un mare di debiti e di problemi all’azienda.
Scrive Franco Dall’Armellina: "È
la strategia della concentrazione delle produzioni di elettrodomestici
che impone secondo alcuni dirigenti questa scelta. Il possibile
interessamento della Zanussi allo stesso affare fa concludere precipitosamente
le trattative. L’Imi (Istituto mobiliare italiano) finanzia con
5 miliardi l’operazione, ma l’indebitamento della Triplex, comprata
praticamente a scatola chiusa, si rivela enorme e consuma rapidamente
le risorse disponibili".
Sull’affare Triplex è interessante
riportare anche quanto scrivono Piero Martinuzzi e Nico Nanni: "Ai
primi di gennaio del 1968 Lino è a Cortina con la famiglia
per il consueto periodo di vacanze sulla neve. Ma sta maturando
una decisione importante. Da qualche tempo è in contatto
con i fratelli Augusto, Gino e Francesco Zoppas di Conegliano. Il
fondatore Ferdinando e i suoi figli hanno sviluppato un’azienda
di elettrodomestici la cui storia è, per moltissimi aspetti,
sovrapponibile a quella della Zanussi. Con qualche differenza: negli
ultimi cinque anni è cresciuta un po’ meno (ha circa 7.500
dipendenti), non si occupa di elettronica, ha una qualità
di progettazione per qualche verso migliore, ma attraversa un momento
molto delicato, soprattutto per ragioni finanziarie. Fra l’altro,
nel periodo in cui tutti i principali produttori acquisivano altre
aziende in difficoltà, la Zoppas aveva rilevato dalla società
La Centrale la Triplex di Solaro, in Lombardia, specializzata nella
cottura e nel riscaldamento con un marchio prestigioso. L’azienda
si rivela però una specie di pozzo senza fondo che contribuisce
in maniera decisiva a determinare le difficoltà finanziarie.
Gli Zoppas, un po’ demoralizzati ma dotati
di un sano realismo hanno deciso che la soluzione migliore è
di rinunciare all’impresa, senza perdere per questo la faccia. E
la trattativa con Lino, riservatissima, si sviluppa attorno a un
progetto: fusione dei due gruppi, capitale diviso, in modo paritetico,
ma con un patto che affida l’intera responsabilità gestionale
a Lino. L’idea presenta diversi aspetti favorevoli a quest’ultimo:
ulteriore razionalizzazione delle capacità produttive, eliminazione
di un concorrente molto pericoloso, acquisizione di un paio di marchi
commerciali di prima forza e, ultimo ma non meno importante, possibilità
di incassare, come azionista della Zanussi, una cospicua liquidità:
infatti le prime stime sul valore dei due gruppi parlano di 100
miliardi per l’azienda friulana e di 60 per quella veneta (circa
dieci volte tanto ai prezzi del ’93); per entrare nella combinazione
in condizioni di parità gli Zoppas apporterebbero alcune
loro proprietà e, probabilmente, denaro contante. Naturalmente
vi sono difficoltà, e le discussioni vanno a rilento, complicate
anche dal fatto che gli Zoppas non hanno una linea comune e che
ognuno dei fratelli ha addirittura un proprio consulente finanziario".
Lino non vedrà la conclusione di
questo progetto, muore infatti il 18 giugno 1968 in un incidente
aereo. Alla guida del gruppo pordenonese subentra Lamberto Mazza.
La situazione precipita nel 1970, quando
Bruno Visentini, allora collaboratore dell’Imi viene a Conegliano
e propone un piano di risanamento che prevede un prestito di 50
miliardi. Condizione per dare il via all’operazione è che
egli stesso sia a capo del riassetto amministrativo e finanziario
dell’azienda, cioè ne diventi l’amministratore delegato con
pieni poteri. Un pedaggio inaccettabile per chi ha dedicato tutta
la vita all’azienda. "La brusca uscita di Visentini dalla villa
antistante lo stabilimento di Conegliano, luogo dell’incontro, fa
cambiare rotta all’Imi che rivolge le sue attenzioni verso Pordenone",
afferma Dall’Armellina.
Il passaggio delle consegne alla Zanussi
avviene il 20 giugno del 1970. Il concorrente pordenonese ha delle
ottime ragioni economiche e strategiche per acquistare l’azienda
di Conegliano, come spiega Franco Dall’Armellina: "La convenienza
e la disponibilità dell’Imi ad intervenire finanziariamente
con 50 miliardi nel ’70 e altri 25 nel ’71. Il possibile acquisto
della Zoppas da parte della multinazionale Westinghouse che ne avrebbe
messo in discussione la posizione leader con il pericolo conseguente
di fughe di tecnici, dirigenti, maestranze verso un vicino così
potente. La garanzia da parte della AEG di assorbire quote maggiori
di produzione. La preoccupante eccedenza di capacità produttiva
del settore elettrodomestico delle aziende già esistenti".
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