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DA AZIENDA NASCE AZIENDA

Alla lettura erano seguiti i commenti, e fra una chiacchiera e l’altra s’era fatto tardi. Giuseppe si congedò dal vecchio impiegato, prese la bicicletta e si avviò verso casa. Lungo l’argine del Monticano intravide la scritta dell’Otlav e gli venne in mente che Angelo Padovan, il suo fondatore, era di Santa Lucia di Piave e aveva cominciato proprio alla Zoppas.

Venne assunto come operaio qualificato nel reparto meccanica il 23 maggio 1947. Era una gavetta dura: dieci ore di lavoro al giorno per sei giorni la settimana, più la domenica mattina, senza le misure di prevenzione e di tutela della salute che ci sono oggi. Non c’era la mensa. Le famiglie che avevano un marito o un figlio alla Zoppas organizzavano a turno delle spedizioni. Ogni donna partiva in bicicletta dalle campagne di Santa Lucia, Mareno, Bocca di Strada con cinque o sei borse sul manubrio per portare le gavette o pignate ad altrettanti parenti o amici. Il mangiare, un piatto di spaghetti o di minestrone, veniva preparato all’ultimo momento affinché il cibo arrivasse ancora tiepido. Qualche pezzo di pane e di formaggio completavano il pranzo che gli uomini in tuta consumavano seduti lungo l'argine del Crevada.

Nella primavera del ’55 Angelo pensava già di mettersi in proprio e cercava un tornio d’occasione per poter cominciare a lavorare di sera e nei giorni festivi, senza abbandonare l’impiego alla Zoppas. Nel febbraio del ’56 lesse un annuncio sul Gazzettino, relativo alla vendita di un tornio, un monomandrino di marca Anselmi, da parte di un signore di Schio. Partì in Vespa con l’amico Aldo Padoin, che poi sarebbe diventato suo cognato. Dopo aver discusso l’intera mattina non conclusero la trattativa, il problema era il prezzo: 250.000 lire. Andarono a mangiare in una trattoria. Durante il pranzo Aldo disse: Senti Angelo se questo tornio ti serve veramente abbiamo due o tre risparmi da parte. Ti prestiamo i soldi che mancano. Dai, vediamo se riusciamo a portare a termine l'affare.

Rintracciarono nuovamente il venditore e si accordarono per 230.000 lire. Era contentissimo come se avesse vinto al lotto: Adesso ho l’attrezzo che mi serve, disse.

Fra i primi clienti di Angelo vi fu la ditta Buosi di San Polo di Piave, sì proprio quel Camillo Buosi che Giuseppe aveva riconosciuto nella foto del Sacro Cuore. Anche lui si era messo in proprio e costruiva macchine agricole. Gli dava da tornire dei pignoni da 250 millimetri di diametro e altri pezzi, che lui rifiniva dopo i turni alla Zoppas.

Una volta pronti li metteva in una cassetta di legno e con la sua Vespa li portava a destinazione. Nell’ottobre di quel ’56 si crearono le condizioni per mettersi in proprio. Angelo Padovan e Giuliano Lovat, anch’egli impiegato alla Zoppas, diedero le dimissioni e in dicembre fondarono la Padovan e Lovat, una officina di torni monomandrino per produrre accessori per il settore delle biciclette. Oggi la Otlav è un’azienda leader nella produzione di cerniere per porte e finestre, guidata da Fabio Padovan e dal suo braccio destro Ivano Maset.

Uno dei ruoli più evidenti della Zoppas, oltre alla creazione di un sistema di imprese satellite e di un indotto commerciale di migliaia di miliardi, fu quello di essere un cantiere di formazione, in misura più o meno incisiva, per molti imprenditori. A Giuseppe di far carriera o di mettersi in proprio non gliene era mai importato nulla. Nonostante Gino Zoppas diverse volte gli avesse proposto la promozione a caporeparto, egli aveva sempre rifiutato. A lui piaceva fare l’attrezzista, realizzare gli stampi con le sue mani, e poi vedere la forma che ne usciva, pulita, perfetta, pronta a fare il suo dovere, come Giuseppe, sempre, di giorno e di notte.

Mentre Giuseppe rifletteva lungo l’argine, non immaginava che Giacomo Bazzo, uno studente, proprio in quel momento stava preparando la sua tesi di laurea Il caso della Zoppas e la genesi dell’imprenditorialità diffusa con tante storie simili o lontane da quella della Otlav. Come quella di Giovanni Pagotto, che iniziò la sua carriera in Zoppas nel 1959, poi negli anni sessanta con alcuni amici prese in affitto un vecchio capannone in cui la sera, dopo le dieci ore in fabbrica, lavorava al tornio fino a notte fonda. Nel 1978 acquistò da una vendita fallimentare una pressa per il trattamento della plastica. Anche se non sapeva nemmeno come funzionava, intuì che nel settore c’erano buone possibilità di successo. Si fece aiutare da un amico per le prime prove di stampaggio e a fine ’78 si licenziò e fondò la Arredoplast.

Per altri il primo cliente fu la stessa Zoppas. Come Giovanni Rui che, dopo altri lavori, approdò nel ’63 alla S.O.L.E di Oderzo (l’azienda avviata nel ’56 dagli Zoppas per lo stampaggio delle parti in plastica). Quando la lasciò nel ’72 aprì la Fast, che forniva la S.O.L.E, poi nel 1987 si aggiudicò importanti commesse dalla Seleco diventando la prima azienda europea nella fabbricazione degli schienali per televisori.

Pietro Barazza, assunto alla Zoppas nel ’43, dimostrò subito una buona manualità nella lavorazione dell’acciaio. Nel 1959, quando fondò la società Fratelli Barazza, il suo primo e più grande cliente fu proprio la Zoppas per la quale eseguiva varie lavorazioni. Dopo nove anni Pietro Barazza diversificò la produzione, e in seguito diede vita alla sua attuale società, la Jollyinox specializzata in elettrodomestici da incasso. Analogo il caso di Orfeo Saccol che, dopo tredici anni in via Cesare Battisti, inaugurò la Saccol snc che vendeva alla Zoppas gli stampi per sagomare componenti delle cucine a gas. C’è la Zoppas anche nella carriera di Luigi Ongaro che nel ’61 creò la Mareno Cucine, poi nel ’71 diede il via a quella che è la sua attuale azienda, la Gico che produce grandi cucine per la ristorazione collettiva.

Lo spirito imprenditoriale della Zoppas si trasmise anche ad alcuni componenti della famiglia, in particolare ai figli di Gino: Renzo dirige oggi l’immobiliare Geicove, Enrico è amministratore delegato delle Acque Minerali San Benedetto e Gianfranco Zoppas è presidente della holding Zoppas Industries, cui fanno capo Irca, Rica, Sev, Sipa, Luve, Conti Elektra/Eltra-Hilzinger e Cogolo, con un fatturato superiore ai mille miliardi.